La grande lezione di Oscar De Pellegrin nel Borgo dei Campioni

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Appuntamento da non perdere nel “Borgo dei Campioni” il 17 luglio, alle ore, 20:30 in via Nicola Marcone con la Serata “Oro Bianco”, una tavola rotonda dal titolo “Dalle Olimpiadi all’Everest: le grandi sfide dei campioni”, condotta dal giornalista Gerardo De Vivo dell’Agenzia radiofonica Area. Tra gli ospiti di prestigio (insieme ad Antonio Tartaglia, Daniele NardiGianMario Bonzi e Dario Ricci) ci sarà Oscar De Pellegrin, campione paralimpico di tiro con l’arco, autore de “Ho fatto centro” (Infinito Edizioni).

La sua storia è incredibile e la sua vicenda rappresenta un grande insegnamento di vita. Per tutti. Da tutto può nascere una grande possibilità di riscatto. Mai mollare.

Oscar De Pellegrin ha rappresentato l’Italia ai Giochi Paralimpici a Barcellona nel 1992, ad Atlanta nel 1996, a Sydney nel 2000, ad Atene nel 2004, a Pechino nel 2008 e a Londra nel 2012, arrivando  a 6 Paralimpiadi conquistando 2 ori e quattro bronzi: ma l’appuntamento con la storia dello sport è arrivato in un modo che non avrebbe mai immaginato

“L’arco e lo sport in generale, sono entrati nella mia vita in modo un po’ fortunoso: fino ai 21 anni infatti non avevo mai praticato nessuna attività sportiva, lavoravo in officina e all’azienda agricola dei miei genitori. Poi ho avuto l’incontro con il destino e un amico disabile mi ha spronato a ‘muovermi’, all’inizio rifiutavo in un momento successivo mi sono reso conto che è stata la mia fortuna. All’inizio era una sorta di sport-terapia perché finalmente uscivo di casa, mi relazionavo con gli altri; insomma era più che altro uno svago motivazionale. Non potevo pensare quello che in seguito sarebbe accaduto. “Ci sono tre punti saldi nella mia carriera sportiva: Barcellona perché è stata la prima volta, tutto era nuovo, in un mondo non tuo ma sei lì perché hai delle qualità. Mi consideravo un atleta outsider che ha apprezzato l’evento e la sua organizzazione; il villaggio olimpico dove convivi con culture ed etnie diverse, ti fai degli amici e poi la gara dove nessuno conosce nessuno ma poi ci si ritrova nel villaggio olimpico. Non dimenticherò mai Barcellona e il calore degli spagnoli. Sidney è importante perché voltai pagina: decisi di gareggiare nel tiro con l’arco, una disciplina che mi ha sempre affascinato perché non esistono differenze tra atleti al punto che un paralimpico può partecipare anche alle Olimpiadi. Sicuramente questo elemento mi h spinto a fare un salto verso qualcosa che non conoscevo e si è rivelata la scelta giusta. Infine Londra e la grande forza di cui parlavo prima”.

Ha ancora sogni nel cassetto? “Bisogna sempre avere dei sogni nella vita. Io proverò a mettere sempre l’atleta al centro dello sport perché senza di loro lo sport non esisterebbe, punto a migliorarmi sempre e a non perdere la sensibilità verso quello che ho conquistato nell’agonismo per poi riversarlo nel mio lavoro attuale”.

Appuntamento a Ripa Teatina, il Borgo dei Campioni, per conoscere la sua storia e… tanto altro!

(Dichiarazioni tratte dall’intervista di Francesca Di Giuseppe per Postcalcium)

 

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